Focus Live – Medicina all’avanguardia: sfide e traguardi per medici e pazienti
Tutti i vantaggi della chirurgia robotica e della telemedicina, dalla mininvasività alla versatilità
La chirurgia robotica e la telemedicina hanno ormai una diffusione sempre più ampia. Allargandosi a macchia d’olio anche sul territorio italiano, la robotica ci mostra tutti i suoi vantaggi e si prepara a diventare una delle tecniche chirurgiche più utilizzate nel presente e in un futuro ormai prossimo.
Anche quest’anno, ab medica partecipa all’iniziativa itinerante Focus Live. Un vero e proprio festival di divulgazione scientifica organizzato dalla rivista Focus. Le tappe saranno diverse, toccando differenti città: conferenze e dibattiti si alterneranno a esperienze “live”. Il pubblico, infatti, potrà sperimentare e conoscere dal vivo tecnologie innovative per la chirurgia mininvasiva e per la telemedicina ospedaliera.
Come funziona la robotica
La chirurgia robotica si serve, appunto di un robot. Seduto ad una console, è sempre il chirurgo a guidare con dei pedali e dei master la piattaforma robotica che segue i comandi e replica la gestualità dell’operatore.
Gli strumenti usati dal robot sono molto piccoli e discreti. La strumentazione chirurgica, infatti, ha un diametro di pochi millimetri: tutto ciò garantisce una mininvasività che è il fiore all’occhiello della tecnica stessa, consentendo di effettuare interventi complessi in sedi anatomiche difficili da raggiungere .
A sua volta, mininvasività significa una ferita ridotta e una esigua perdita ematica. Ne consegue un recupero post-operatorio più rapido e meno traumatico per il paziente, soprattutto per quanto concerne lo svolgimento delle sue attività quotidiane.
Ma non solo. La robotica utilizza una tecnica basata sull’immersive intuitive interface. Questo vuol dire che il robot traduce intuitivamente i movimenti del chirurgo, filtrando il tremore fisiologico per una estrema precisione ed efficacia.
Inoltre, grazie a questo software e all’interazione con il robot, il chirurgo ha la possibilità di ottenere una visione tridimensionale del campo operatorio: proprio come se si immergesse letteralmente nella cavità che va a operare.
Quando si usa la chirurgia robotica
Da circa 20 anni si stanno studiando e approfondendo le tecniche di chirurgia robotica, ed i software, nonché i robot, sono sempre più all’avanguardia.
La tecnica robotica, per l’efficacia, la precisione, la mininvasività che la caratterizzano, viene utilizzata oggi in numerose specialità, quali l’urologia, la ginecologia, la chirurgia generale, la chirurgia toracica, la cardiochirurgia, l’otorinolaringoiatria, la chirurgia pediatrica, la chirurgia dei trapianti chirurgia, la chirurgia oncologica.
Questa tecnologia ha inoltre importanti risvolti in termini formativi. La piattaforma robotica infatti permette di affiancare un paio di console. Dunque, due chirurghi possono operare sinergicamente con la massima precisione e interfacciandosi durante l’intervento nel modo più performante possibile.
Robotica e qualità di vita
«Il prolungarsi della speranza di vita – afferma il Dott. Stefano Scabini, Responsabile di Chirurgia oncologica al Policlinico San Martino di Genova – porta inevitabilmente a imbattersi in un numero crescente di patologie, anche oncologiche. Grazie a strumenti sempre più sofisticati, quali il sistema robotico da Vinci, siamo in grado di essere altamente precisi e puntuali nella fase demolitiva quanto in quella ricostruttiva. Il paziente può tornare più rapidamente alla vita di tutti i giorni, affrontando una convalescenza meno dolorosa nella piena ripresa funzionale».
Robotica e telemedicina, per una chirurgia senza limiti
La tecnica robotica apre la porta anche ad altri vantaggi, davvero importanti per il mondo della chirurgia e della medicina in generale. Infatti, grazie al software utilizzato, la chirurgia robotica si può insegnare (e apprendere) anche a distanza.
Ciò permette di aumentare il numero di chirurghi in tutto il mondo, formandoli a distanza. Ma non solo: questo vantaggio si ripercuote anche sul superamento di un limite di genere.
Grazie alla metodologia di divulgazione della tecnica robotica, a distanza, la chirurgia perde dunque le sue peculiarità di genere, stratificatesi nel tempo. Non ha importanza se chi si trova al di là della console sia un uomo o una donna, per non parlare della trasversalità della divulgazione in senso geografico.
«In questi anni dietro alla console del sistema da Vinci ho potuto vedere quanto la chirurgia robotica sia incisiva per il paziente. I benefici paiono forse ancora più evidenti quando la persona operata è una donna: Come mai? Perché banalmente si tratta di mogli, compagne, figlie che desiderano tornare attive e in salute al più presto per seguire la famiglia e trovano quindi nella procedura mininvasiva la chiave per una tempestiva ripresa funzionale. Anche la telemedicina, nel suo impiego come telementoring ha una notevole rilevanza per l’universo femminile in quanto consente una formazione che non sia discriminante e davvero universale, a dispetto delle distanze» spiega la Prof.ssa Franca Melfi, Responsabile del Centro di Chirurgia Robotica Toracica di Pisa.
Come anticipato, le tecnologie medicali oggi presenti sul mercato hanno un forte impatto e conseguenze positive sul benessere del paziente; a partire dalla sala operatoria, dove la mininvasività è divenuta un requisito imprescindibile, al domicilio presso il quale le cure possono procedere in piena sicurezza.
Se infatti la chirurgia robotica, data la ferita ridotta, la precisione dell’intervento ed una minore perdita ematica favorisce un recupero veloce, anche il ritorno entro le mura domestiche può essere migliorato grazie al contributo di soluzioni tecnologiche quali la telemedicina.
Grazie a quest’ultima non solo la convalescenza è caratterizzata da una continuità assistenziale, ma ne giova profondamente anche il rapporto tra medico e paziente
«La telemedicina, o medicina a distanza, è la risposta ad un incremento di casi di cronicità e comorbità. Con dispositivi leggeri e intuitivi la fase di convalescenza e follow-up non è più caratterizzata, agli occhi del malato, da un senso di solitudine e abbandono ma, al contrario, il rapporto con il medico si conferma e rafforza. Inoltre, la possibilità di misurare personalmente alcuni parametri vitali spinge il paziente a rispettare maggiormente la propria terapia e vivere con maggiore serenità il rientro a casa, dato che in caso di peggioramento il monitoraggio permette un tempestivo intervento medico» spiega Maria Romano, Direttore Ricerca e Marketing di Telbios (società parte del gruppo Ab Medica).
La tecnologia – continua Maria Romano – ha un impatto positivo anche all’interno della famiglia e delle sue dinamiche: i caregiver (coniugi e figli) vedono infatti nelle soluzioni di telemedicina un concreto aiuto nella gestione quotidiana del paziente, sapendolo più seguito e sentendosi sollevati dalla responsabilità di un controllo continuo e specifico”
Sebbene questo sistema sia multidisciplinare, cioè si presta a essere utilizzato in diverse branche della medicina, è soprattutto nell’urologia che si è imposto con successo. «Negli interventi di prostatectomia, cioè di asportazione della prostata colpita da tumore, la chirurgia robotica rappresenta ormai, per svariati motivi, un gold standard imprescindibile» sostiene Francesco Montorsi, Direttore dell’Unità Operativa di Urologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. «Innanzitutto la precisione dei bracci nell’atto tecnico, che consente di accedere anche alle regioni del corpo più complicate e di compiere più facilmente manovre chirurgiche complesse, riduce notevolmente il traumatismo locale: ciò comporta una minor perdita di sangue, una riduzione del dolore e della degenza post-operatoria, una diminuzione degli effetti collaterali, come l’incontinenza e la disfunzione erettile, e una rapida ripresa delle attività quotidiane» spiega il professore nella nostra videointervista.
Il futuro, insomma, sarà sempre più robotico: «ragion per cui ogni giorno sosteniamo la scelta fatta anni fa, formando instancabilmente i chirurghi del domani e mettendo a disposizione le nostre competenze decennali per stilare nuovi protocolli destinati alle prossime leve», conclude il professor Andrea Pietrabissa.
Credits: Focus Live del 1 Luglio 2019