OK Salute – Chirurgia robotica: a Pisa e a Roma due centri invidiati in tutta Europa
L’Italia continua a puntare sull’innovazione tecnologica in ambito medicale e, con le sue eccellenze, si impone con successo nel panorama internazionale.
Il miglior alleato del chirurgo in sala operatoria? Senza dubbio il robot, uno strumento estremamente preciso e affidabile, in grado di effettuare interventi mininvasivi sotto l’imprescindibile supervisione dello specialista. Forte di un’esperienza ventennale nella ricerca e nell’ottimizzazione di nuovi dispositivi all’avanguardia, oggi l’Italia vanta numerosi centri nei quali la robotica clinica si è imposta con successo tanto che solo nel 2018 sono state eseguite più di 20.000 operazioni con l’ausilio del robot, per un totale di 112 sistemi distribuiti su tutto il territorio.
Il Centro multidisciplinare di chirurgia robotica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, ad esempio, è un’eccellenza che, sin dal 2012, si è affermata come polo di riferimento nazionale e internazionale. «Le nostre piattaforme robotiche, alle quali vi accedono ben 36 specialisti, sono collocate all’interno della nostra struttura ma sono a disposizione dell’intera area Nord-Ovest della Toscana per interventi di urologia, chirurgia toracica, chirurgia generale, ginecologia, otorinolaringoiatria e molti altri» interviene il Direttore Amministrativo Carlo Milli.
Il Centro, diretto da Franca Melfi, docente di Chirurgia toracica all’Università di Pisa, è uno dei tanti fiori all’occhiello del nostro Paese, sia per la sua vocazione clinica, sia per lo sviluppo di validi sistemi di management, sia per la formazione dei nuovi medici. «Quando abbiamo deciso di puntare sulla robotica, incoraggiati dalla lungimiranza della regione Toscana, ci siamo trovati ad affrontare un investimento iniziale rilevante e il costo gestionale delle piattaforme. Per questo abbiamo iniziato a lavorare, fin da subito, a una standardizzazione dei comportamenti, che ha lo scopo di ridurre la spesa e creare un modello di qualità ottimale nelle nostre prestazioni, senza dimenticare di portare avanti un’attività di tutoring destinata alle prossime leve» continua Milli, intervenuto ai nostri microfoni per raccontare meglio la realtà che rappresenta.
Insomma, l’Italia crede fortemente nell’innovazione tecnologica, tanto che molte strutture continuano a potenziare le proprie aree chirurgiche con l’introduzione della robotica. Ne è un esempio il Policlinico Agostino Gemelli di Roma che, dal 2018, si è arricchito di un nuovo centro di chirurgia robotica chiamato Gerome. «La sfida più grande è stata quella di mettere a punto ed efficientare l’intero processo di utilizzo dei robot, a fronte di costi importanti, non soltanto dal punto di vista dell’approvvigionamento ma anche di quello dell’impiego quotidiano» ammette Lorenzo Leogrande, ingegnere clinico e Presidente AIIC – Associazione Italiana Ingegnere Clinici. «Grazie a una strategia globale siamo riusciti a inserire questa piattaforma in un contesto assistenziale già ben avviato, come quello del Gemelli, e stiamo ottenendo risultati molto soddisfacenti» spiega lo specialista nella nostra videointervista.
Sebbene questo sistema sia multidisciplinare, cioè si presta a essere utilizzato in diverse branche della medicina, è soprattutto nell’urologia che si è imposto con successo. «Negli interventi di prostatectomia, cioè di asportazione della prostata colpita da tumore, la chirurgia robotica rappresenta ormai, per svariati motivi, un gold standard imprescindibile» sostiene Francesco Montorsi, Direttore dell’Unità Operativa di Urologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. «Innanzitutto la precisione dei bracci nell’atto tecnico, che consente di accedere anche alle regioni del corpo più complicate e di compiere più facilmente manovre chirurgiche complesse, riduce notevolmente il traumatismo locale: ciò comporta una minor perdita di sangue, una riduzione del dolore e della degenza post-operatoria, una diminuzione degli effetti collaterali, come l’incontinenza e la disfunzione erettile, e una rapida ripresa delle attività quotidiane» spiega il professore nella nostra videointervista.
Il futuro, insomma, sarà sempre più robotico: «ragion per cui ogni giorno sosteniamo la scelta fatta anni fa, formando instancabilmente i chirurghi del domani e mettendo a disposizione le nostre competenze decennali per stilare nuovi protocolli destinati alle prossime leve», conclude il professor Andrea Pietrabissa.
Credits: OK Promotion del 17 Giugno 2019