Telemedicina, anche Fastweb investe e punta al 5G
Nuove prospettive nel campo dell’assistenza da remoto. Se ne è parlato durante l’evento a Milano “Il futuro della sanità”, organizzato a Milano da ab medica il 22 novembre
Fastweb investe e punta al 5G in telemedicina. A ribadire l’impegno dell’azienda in progetti in questo campo è stato Marco Pennarola, direttore marketing enterprise di Fastweb, intervenuto alla XV edizione di “Il futuro della sanità”, organizzata a Milano da ab medica il 22 novembre.
Sanità 5.0
Durante il dibattito moderato da Nicola Porro, Pennarola ha spiegato che “la banda 5G sarà una rivoluzione come lo è stato internet. Sarà sia rete fissa che mobile e fornirà immagini di real time per un servizio migliore”. Per far questo bisogna dedicare una parte della rete alla telemedicina così che i consulti o gli interventi dei medici in remoto siano maggiormente efficaci. “La latenza deve essere bassissima”, spiega ancora Pennarola. “Non abbiamo più alibi”, conclude. Sicuramente per i pazienti cronici lo sviluppo del controllo da remoto facilita di gran lunga la vita. Durante l’evento sono stati fatti vari esempi di località italiane in cui la telemedicina è già realtà. Soprattutto in Abruzzo o nelle Marche (per fare degli esempi) dove esistono paesini di pochi abitanti difficilmente raggiungibili e dove gli spostamenti risultano difficili. Secondo Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la telemedicina e nuove tecnologie assistenziali dell’Iss ci sono ancora tanti ostacoli da superare. “In molti ospedali le cartelle cliniche sono ancora cartacee. Serve interoperabilità tecnologica e gestionale”.
L’accessibilità e programmazione sanitaria
“In Italia l’accesso a queste tecnologie non è determinato dal reddito e dall’educazione, ma dal posto in cui vivi”, ravvisa Rosanna Tarricone del dipartimento di Analisi delle politiche e management pubblico dell’università Bocconi di Milano. Basti pensare alla differenza che c’è sull’aspettativa di vita tra nord a sud. Quindici anni tra Bolzano e la Calabria, così come l’indice di mortalità. Ottanta casi ogni diecimila a Trento contro i 110 per diecimila a Bari. “Serve una programmazione sanitaria e il governo deve fare di più. Ha gli strumenti”, continua Tarricone. La telemedicina rientra in questa programmazione perché ha a che vedere con nuove tecnologie, ma non è facile capire chi deve occuparsi di questa organizzazione. Le regioni? Lo Stato? Per Tarricone serve l’equilibrio tra la centralità dello Stato e le conoscenze demografiche ed epidemiologiche delle Regioni.
Credits: Aboutpharma Online – 23 Novembre 2018